Il traffico postale nel periodo bellico è oggetto di numerosi
studi, soprattutto per quanto attiene la Posta Militare. Anche il
segmento interofilo è abbondantemente studiato. Ne sono la prova le diverse
catalogazioni delle cartoline in franchigia, sia nelle versioni “di Stato” che
per iniziativa di privati. Tuttavia, scorrendo i cataloghi appare abbastanza
evidente la assoluta sproporzione tra il numero dei tipi di cartoline
postali/biglietti postali ed i tipi di bollettini spedizione pacchi, una sproporzione
ben più marcata di quella tra interi postali “civili” e relativi bollettini
spedizione pacchi. Ciò ci induce ad approfondire brevemente i motivi che stanno
all’origine di questi oggetti postali. La logica porta ad attenderci un
consistente traffico postale epistolare che muove dalle zone di operazioni di
guerra e si dirige verso le località di origine dei militari (e viceversa), mentre
il traffico dei pacchi postali sembra preponderante in una sola direzione: dalle
località di origine dei militari alle zone di guerra. Tra l’altro, in alcuni
casi, il servizio pacchi militari non era stato attivato. Spesso nei racconti
di guerra ci si dilunga sullo stato d’animo del militare che riceve “un pacco”
da casa. La materialità dei beni che questi riceve è una testimonianza fisica
del legame con la famiglia, con la propria casa, con i propri affetti. Insomma,
rappresenta “qualcosa di più” di una lettera.
In particolari situazioni, magari di penuria alimentare, i cibi
contenuti nel pacco che giunge da casa sono un’occasione di festa. Per non
parlare dei pacchi recapitati ai prigionieri di guerra a cura della Croce Rossa,
nei quali spesso risulta spedito solo del pane!
La conclusione: i modelli di bollettini pacchi, ad uso esclusivo
delle spedizioni effettuate dai militari, non servivano. Oppure servivano in
casi assai limitati e quindi, per far fronte ad eventuali bisogni di spedizione
di pacchi verso casa, potevano sempre essere reperiti i bollettini pacchi
ordinari (cioè quelli in uso per i civili). Questa penuria di bollettini per pacchi postali militari è
testimoniata dall’unico esemplare censito sul catalogo di interi postali Interitalia. Si tratta del
bollettino pacchi militari da cent. 10 (InterItalia n. 77). Nella descrizione di questo bollettino, il catalogo
afferma che la stampa è stata effettuata dalla tipografia Off. Graf. De Carlo
& C., Roma. In effetti esiste anche una versione stampata nel 1942
dall’Istituto Poligrafico dello Stato.
Concludo questa tirata sui bollettini pacchi militari con
un’altra osservazione a proposito degli oggetti spediti a casa dal fronte. Cosa
veniva spedito? Una risposta indiretta ci viene data da Angelo Del Boca, noto
storico del colonialismo italiano ed autore di numerosi saggi. Egli, nel suo
libro “Italiani brava gente?” (Biblioteca Neri Pozza, Vicenza, 2008, pag. 245 e
segg) trascrive una lettera inviata alla moglie da un militare impiegato nelle
operazioni in Slovenia nel 1942. “…ora ti
dirò nuovamente quale danno stiamo causando. (…) Non posso descriverti il
macello che abbiamo fatto ed il bottino di abiti civili che abbiamo raccolto.
Io, carico come un mulo, ho portato due abiti civili da sci ed ancora due paia
di calzoni alla zuava, tre lenzuola, due cuscini, una borsa da studente nuova,
delle scarpe da donna, che staranno bene anche a te, ed inoltre due paia di
galosce da donna, un paio di stivali da donna, due tovaglie e dodici grandi
fazzoletti di seta da mettere in testa. (…) Tra tre giorni attaccheremo
nuovamente qualche altro villaggio e dovrò vendere la merce ad ogni costo. Non
posso neppure spedirti un pacco. Anche gli ufficiali hanno sacchi pieni di
mercanzia, ma loro sono ufficiali e se le fanno portare dai muli”.
Non sempre, quindi, "Italiani....brava gente".
(Questo articolo è stato pubblicato nel 2009 nella rivista dell'UFI - Unione Filatelisti Interofili "L'INTERO POSTALE". La presente versione è stata aggiornata in parte. L'articolo può essere ripreso e pubblicato liberamente citando la fonte e l'autore)
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